Volete sognare un po’ parlando di zaini ultralight? E allora leggete questo articolo: vi parlerò degli zaini per il trekking ultraleggero che ho scoperto in giro per il mondo e che mi risultano più interessanti.
Perché parlo di sogno? Perché purtroppo alcuni di questi zaini non sono disponibili al momento da distributori italiani, ma la mia idea è che se mostriamo un po’ di interesse in futuro qualcuno potrebbe decidere di imbarcarsi nell’impresa di portare anche da noi la cultura della leggerezza e di importare zaini ultralight.
La maggior parte di questi zaini sono famosi e usati negli Stati Uniti in comunità piuttosto piccole che però conoscono i loro materiali e hanno piacere a descriverli. Io li ho conosciuti più o meno tutti così e, in un viaggio dall’altra parte dell’oceano ormai non più troppo recente ho avuto modo di toccare con mano molti di questi modelli e in un caso di conoscere una persona che ne produce uno. Non immaginatevi infatti che i produttori di zaini ultralight siano solo grandi aziende, spesso si parla di persone appassionate di montagna e cammini lunghi che si mettono nel loro garage e avviano una piccola impresa di produzione: vengono chiamati infatti cottage gear manufacturers, che in italiano sarebbe il più prosaico “produttori da capannone”.
Ma bando alle ciance, andiamo al sodo e parliamo di zaini ultralight impossibili!
Gossamer Gear Mariposa
Non so se è il migliore degli zaini ultralight, ma è sicuramente il più famoso degli ultimi tempi. Se capitate in qualche sito del settore se ne parla sempre, forse perché nonostante sia estremamente leggero (circa 860 grammi!) è comunque abbastanza completo: molti zaini ultralight hanno dalla loro la leggerezza ma non hanno tasche o scomparti per riuscire a mantenere il peso basso. Altra caratteristica che il Gossamer Gear Mariposa ha è il fatto di essere abbastanza regolabile, e questo può davvero fare la differenza se avete una conformazione fisica particolare o se siete dei fissati degli aggiustamenti per ridurre al minimo il peso sentito sulla schiena (fate bene).
In più ha un buon supporto garantito dall’anima in alluminio – poco più che una cornice di metallo, niente di troppo ingombrante – che è anche possibile togliere per il lavaggio.
Lo zaino è estremamente capiente (65 litri vanno bene per tutti) ma il modo in cui è costruita la sua spaziosità lo rende in qualche modo “universale”: in pratica potete decidere di non usare la grande tasca anteriore e quelle laterali, riempiendo solo la sacca interna, e in questo modo gli ingombri sono tenuti molto bassi. Un’idea davvero interessante.
Purtroppo il Gossamer Mariposa è uno di quegli zaini che in Italia non si trovano (almeno che io sappia), ma speriamo che in futuro arrivi anche da noi. Potete reperirlo però su questo sito svedese, più comodo rispetto all’acquisto in USA nel caso aveste problemi.
Ecco il sito del produttore.
Granite Gear Crown 2
Un altro zaino ultralight (anche se non è proprio ultralight in senso stretto superando il kilogrammo di peso) molto famoso e abbastanza rodato in tutte le sue varie incarnazioni.
Devo dire che tra gli zaini che vi presento qui è uno di quelli che mi risultano più interessanti perché ha chiaramente un peso molto ridotto ma non obbliga a rinunciare a tantissime cose, e poi è anche bello con quelle losanghe frontali strane ma allo stesso tempo funzionali e con la disponibilità in vari colori.
Particolarmente interessante poi perché dovrebbe trovarsi anche su Amazon – non in questo momento, ma se controllate questa pagina potreste essere fortunati e trovarlo a un prezzo discreto.
Il punto di forza di questo zaino è ancora una volta la sua capienza molto ampia, che arriva abbondantemente ai 60 litri, associata a un discreto sistema per scaricare il peso sulle anche.
C’è però da dire che se volete portare pesi complessivi sopra ai 10-12kg forse dovete guardare a qualcos’altro, perché comincia a mostrare la corda e potrebbe darvi fastidio soprattutto alle spalle: non siamo ai livelli di comodità di zaini più strutturati come l’Osprey Stratos 50, che ha un struttura estremamente comoda oltre a un’aerazione sulla schiena decisamente più efficace, ma per contro pesa 700 grammi in più.
Pa’lante V2
Perché dovrei andare in montagna con un sacco della pattumiera?
Ecco, magari non vi viene in mente una cosa del genere quando vedete il Pa’lante V2 per la prima volta, ma sono sicuro che se non siete addentro alle torture dell’ultralight penserete qualcosa di simile.
D’altronde questo è davvero uno zaino superleggero e se vi interessa il genere, il peso di circa 450 grammi dovrebbe solleticarvi.
Chiaramente per ottenere un risultato del genere bisogna scendere a molti compromessi: il Pa’lante V2 è poco più che un sacco con degli spallacci, e questi sono pure abbastanza sottili, e manca pure una qualsiasi struttura di sostegno per lo schienale, ma il concetto dovrebbe essere che con uno zaino da 37 litri come questo ci si porta poca roba molto leggera e quindi non si dovrebbero avere problemi alle spalle.
Lo zaino è costruito in Dyneema a 150 Denari (un tessuto con cui si fanno vele e paracadute) e ha una grossa tasca frontale elastica e due tasche laterali più piccole. La chiusura è a rotolo, come vedete dalla foto che ho messo sopra: in genere in questo tipo di zaini si ha la patella o la chiusura come quello del Pa’lante V2.
Vale la pena? Mah, se siete proprio convinti può avere senso prenderlo, ma è una scelta parecchio estrema per quel che ne posso capire io. In più sui forum se ne parla come di uno zaino un po’ modaiolo e poco di sostanza, perché ritenuto poco resistente. Questo il sito del produttore.
Bonus: 3F UL Gear 40+16l
Questa è una piccola chicca di cui non credo di aver sentito mai parlare in Italia e che mi ha fatto conoscere un amico americano. Ma non è uno zaino delle sue parti, è uno zaino cinese ultraleggero ed economico (circa 50€) che ha dalla sua una serie di caratteristiche molto interessanti. Lo trovate a questo link.
A parte il prezzo iper competitivo c’è il fatto che ha un peso contenuto, intorno a 900 grammi, una bella spaziosità, una chiusura della tasca principale che a me sembra molto intelligente. In più lo schienale ha un minimo di imbottitura che lo irrigidisce un po’, anche se può essere sicuramente una buona idea rinforzarlo usando come sostegno il classico materassino pieghevole (ci hanno pensato, quelli di UL 3F, e nel posteriore c’è una mezza tasca che vi permette di inserirlo).
Direi che è un ottimo modo per entrare nel mondo dell’ultralight senza spendere una fortuna.
Dovete solo avere un’attenzione: le cuciture non sono isolate dall’acqua all’interno – mi hanno spiegato che è per una questione di dogana??? (edit: una mail di Matteo, che ringrazio, invece mi spiega che molto probabilmente è una questione di costi. Nel caso, furbi i produttori!) – e quindi prima di mettervi in pista con questo zaino dovete dargli una bella passata con della colla siliconata adatta allo scopo. Niente di troppo difficile, ci vogliono una ventina di minuti e un po’ di pazienza, e avrete il vostro zaino ultraleggero pronto per partire.
Ah, naturalmente in questa mia mini-recensione sono stato generoso perché il prezzo lo è altrettanto, ma è chiaro che questo zaino ha i suoi piccoli difetti costruttivi e di cura della realizzazione che non trovate in zaini molto più costosi!
Direi però che per cominciare nel settore dell’ultralight va più che bene, e non è uno zaino di cui vi libererete presto.
ULA OHM 2.0
Altro zaino leggerissimo e famosissimo, questo è un po’ diverso dalla maggior parte dei precedenti e assomiglia allo zaino cinese di cui vi ho parlato appena sopra. È uno di quegli zaini semplicissimi di cui se ne trovano tanti in giro, con giusto una sacca centrale e poco più. Rispetto alla maggior parte di questo tipo di zaini, però, ha una caratteristica che ritengo fondamentale: gli spallacci non sono due semplici fettucce di corda che ti segano le spalle dopo pochi metri, ma dei veri spallacci imbottiti che non danno fastidio anche se porti carichi abbastanza sostanziosi.
Uno potrebbe pensare che non ha senso andare Ultralight con lo zaino se poi lo carichi come un mulo, ma questo sacco è pensato per chi deve portare tante cose per periodi prolungati, magari perché non ha la possibilità di rifornirsi di cibo lungo il percorso, oppure perché è inverno e l’abbigliamento è pesante e ingombrante. E in ogni caso sempre meglio risparmiare peso, no?
Altra caratteristica che forse non interesserà a tutti gli ultralighter: il carico massimo è di 63 litri per 13 chilogrammi. È uno zaino fatto davvero bene, se le sue caratteristiche incrociano le vostre esigenze penso sia una scelta molto sensata.
Il produttore lo trovate qui.
Bene, spero che questa breve panoramica dei migliori zaini ultralight vi possa essere utile. Naturalmente non ho inserito l’Osprey Levity che è più noto (e che sinceramente non mi piace molto) e che forse conoscete tutti. Se vi incuriosiscono questi tipi di zaini, se ne possedete uno o se volete parlarne per un consiglio scrivete un commento!
Interessante articolo, non li conoscevo, grazie Trapper! Ti segnalo un altro zaino a mio avviso straordinario, acquistato quest’autunno su consiglio di un’amico svizzero e subito testato in una quattro giorni sulla Presanella con 9 kg di carico: si tratta dell’Hyberg Attila X, 55 litri per neanche 600 grammi di peso (580), made in Germany. Costruzione frameless e chiusura rolltop, tessuto xPac assai robusto, cuciture perfette, ampie tasche laterali e lombari e altre due sugli spallacci (es. per telefono e bottiglietta d’acqua). Nulla di meglio che io abbia finora provato, soprattutto per il comfort, cosa che non avrei mai immaginato essendo appunto senza uno schienale rigido.
Prezzo: 169 euro più spedizione.
– https://hikerhaus.de/products/rukzak-hyberg-attila-x
Beh, molto interessante! Grazie per la segnalazione. Tra l’altro l’hai provato anche con un carico non proprio minimale, quindi diciamo che si comporta bene anche in condizioni “normali”. Per curiosità hai usato qualcosa per irrigidire lo schienale, tipo il classico materassino in schiuma?
Si, lo zaino viene caricato secondo i dettami della filosofia UL :-)! SI apprende in fretta, e come hai detto bene, per fare lo schienale si arrotolano il materassino e l’eventuale stuoia isolante e si inseriscono nella tasca apposita interna lato schiena; nel fondo la tenda, poi vestiario, attrezzatura fotografica nel mio caso, quindi fornello, pentola e cibo ecc. e a riempire eventuali spazi vuoti il sacco a pelo e piumino (in alto dunque). Acqua nelle tasche esterne. Così organizzato, lo zaino non ha alcun bisogno di schienale, il materassino se lasciato addirittura un po’ gonfio ammortizza le eventuali spigolosità delle attrezzature presenti nello zaino e risulta assai efficace nel comfort della portabilità. Forse mi ripeto, ma non ho mai avuto tanto con così poco.
Articolo molto interessante, complimenti. Di questi zaini conoscevo solo il Mariposa 60. Dovrei la prossima estate affrontare un viaggio abbastanza lungo con tutto il cibo al seguito vista l’impossibilità di rifornimenti. Il Mariposa a tuo avviso è abbastanza resistente per caricare un peso intorno ai 13 kg? O meglio rinunciare ad un pò di leggerezza per la robustezza?
Ciao Umberto, sei quasi al limite come pesi, secondo me, ma il Mariposa quei carichi riesce a sostenerli abbastanza bene perchè è meno estremo di altri zaini ultraleggeri. Io direi che se lo hai già puoi tranquillissimamente usarlo, ovvio che devi fare bene attenzione al posizionamento dei carichi (come con tutti gli zaini, d’altra parte). Se invece non lo hai e sei in cerca di qualcosa sui 60 litri, ci sono zaini che magari sono leggermente più pesanti – parliamo di 3-400 grammi in più – e che hanno più struttura. Considerato che già avresti 13kg di roba da portare, un incremento di 300 grammi è certamente da tenere in considerazione, ma sul totale non fa grandissima differenza.