La montagna d’inverno è bellissima, la montagna con la neve ancora di più. E non sto parlando della montagna che si vive salendo e scendendo dallo ski-lift (quella mi piace poco) ma di quella che si esplora, con gli sci con le pelli o le ciaspole. È bella ma può presentare dei rischi.
Sì, in fin dei conti si parla di pericoli, ma poi questi li si aggrega in rischi: perché il rischio è qualcosa che puoi calcolare, da cui puoi difenderti. È qualcosa di misurabile che se va oltre una certa soglia ti fa dire “ok, per questa volta rinunciamo” (a proposito di rischi e pericoli, ecco un articolo molto interessante sull’argomento).
Perché – sicuramente lo sapete meglio di me – la montagna e le escursioni in montagna sono fatte anche di rinunce, di ritorni a casa perché il tempo non è bello, di fermate prima dell’arrivo alla meta.
La montagna invernale presenta più problemi rispetto a quella estiva, specialmente oltre certe quote: c’è spesso un elemento in più da tenere in considerazione, ovvero la neve. E la neve è un elemento che è difficile valutare, che può subire delle trasformazioni leggibili solo con molta esperienza, che a volte risulta imprevedibile.
E detta terra terra, la neve pesa.
In più il freddo può agire in molti modi sulle rocce, può agire sul nostro corpo e metterci nei guai.
Insomma, bisogna conoscere la montagna d’inverno per frequentarla e, se è il caso, dire di no.
Come cambia la montagna in inverno
La montagna nei mesi invernali cambia molto. Bisogna essere preparati a questi cambiamenti per riconoscerli e prendere le giuste contromisure.
La neve
La neve è un elemento che nei mesi invernali la fa da padrona. Prima di tutto rende difficile la lettura del paesaggio: anche quando ci si trova in un luogo che abbiamo frequentato per molto tempo, può capitare che con la neve ci venga difficile riconoscerlo.
Inoltre la neve presenta delle pericolosità oggettive nel modo in cui si dispone sul terreno. Non è questo il posto giusto in cui fare una trattazione completa della questione (non ho nel il tempo né le competenze) e sotto vi consiglio dei libri al riguardo. Facendo però un paio di cenni, posso parlare di:
- valanghe
quando la neve si dispone in strati che possono scivolare uno sull’altro, e quando si supera una certa pendenza (normalmente intorno ai 30°) siamo a rischio valanghe. Un cedimento in uno dei punti della struttura può provocare la caduta di grossi volumi di neve - cornicioni
sono formazioni che si realizzano sulle creste: in pratica il vento scava da sotto un ripiano di neve, lasciandolo aggettante sul vuoto. Se ci si cammina sopra, magari non accorgendocisi che si è su un cornicione, si può provocare il distacco e la propria caduta (o quella dei compagni di cordata). Ne vedete un esempio qui sotto
Come dicevo sopra non si può esaurire l’argomento “neve” in poche parole, e per questo avevo scritto un articolo qualche tempo fa che parlava dei libri sulla neve: è un argomento interessante e importante, e ve li consiglio ancora una volta.
E naturalmente parlando di valanghe non si può dimenticare uno degli ausili più importanti: ho scritto anche un articolo sull’ARVA, il dispositivo per la ricerca di persone sotto valanga.
Esistono anche molti servizi di previsione delle condizioni nivologiche, ad esempio questo generale del servizio Meteomont e poi quelli delle varie stazioni dell’Arpa di ogni regione: consultateli sempre prima della partenza.
Il freddo e il wind chill
Metto assieme freddo e vento perché sono due fattori che hanno lo stesso effetto e si moltiplicano a vicenda: il vento prende l’umidità dal nostro corpo e la allontana, aumentando gli effetti del freddo che non ha barriere che ci proteggano dal suo attacco.
In inverno si può andare incontro ad ipotermia ed assideramento se non ci si veste nella maniera giusta (in un articolo parlo di intimo termico da montagna, ad esempio) e più le condizioni sono difficili, più bisogna tenere in considerazione che il freddo potrebbe essere un importantissimo fattore di rischio.
Il distacco di rocce e pietrami
Altra questione da tenere in considerazione è quella che riguarda gli sbalzi termici: se di giorno fa caldo e di notte molto freddo, negli interstizi tra le rocce si infiltra l’acqua che si ghiaccia e poi si scioglie.
Il ciclo di espansione e contrazione può provocare fratture nelle rocce, e questo può provocare la caduta di massi anche con scarse vibrazioni.
Il pericolo si può prevedere
Vi ho messo paura, eh? Non è lo scopo di questo post, ma vorrei che passasse il messaggio che in montagna bisogna stare attenti, e bisogna essere prudenti soprattutto in inverno.
Non bisogna avere paura, ma conoscere le proprie capacità, imparare il più possibile sulla natura, imparare a dire che è il momento di fermarsi, di tornare a casa e di consolarsi con una bella cioccolata. O un grog, e godersi un paesaggio come questo al calduccio di un rifugio.