Da Milano (anzi no!) a Berlino in bicicletta

Faceva caldo, nei primi giorni di agosto, e allora ho deciso che dovevo andare verso nord in bicicletta, partendo da Milano per Berlino. Un viaggio che volevo fare da tanto e in cui ho sfruttato una dozzina di giorni che mi sono preso per questa piccola “avventura”.

In questo articolo ho pensato di radunare qualche informazione che spero utile sul tema, anche perché non ho trovato niente di simile in rete, quando dovevo prepararmi un minimo, e mi piacerebbe che rimanesse una piccola guida per aiutarvi. Non faccio spesso questi articoli, per cui mi sarebbe di grande aiuto se mi diceste con un commento in fondo se è stato veramente utile o se è fatica sprecata!

Tavola dei contenuti:

  • Milano-Berlino: perchè invece non sono partito da Milano
  • L’itinerario di massima
  • Info pratiche
    • Cosa mi sono portato
    • Dove dormire
  • Lo rifarei?

Qui sopra c’è l’elenco dei principali argomenti che ho trattato, scorrete per arrivare a un punto specifico.

Milano-Berlino: perchè invece non sono partito da Milano

Il punto più comodo per partire per questo viaggio sarebbe stato Milano, ma invece ho deciso di spostarmi verso est in treno e prendere un’altra strada. È una scelta che credo rifarei per una serie di questioni logistiche e pure di difficoltà, ma anche perchè penso il tragitto possa essere migliore in generale.
Diciamo che in linea di massima il primo punto di approdo importante in tutti i casi sarebbe stato Monaco di Baviera, per poi arrivare con una linea quasi dritta, a parte un paio di deviazioni tattiche, fino a Berlino. Il problema era quello che ci stava in mezzo: partendo direttamente da Milano mi sarei dovuto sobbarcare un passaggio alpino più complicato, e non pensavo fosse il caso all’inizio del viaggio e con le gambe non ancora abituate, e un attraversamento della Svizzera che ipotizzavo sarebbe stato molto più costoso per acquisti di cibo e pernottamenti.

Il problema dei passi è abbastanza semplice: se attraversi le Alpi a partire da Chiavenna ti trovi di fronte il passo dello Spluga, in alternativa puoi passare più a ovest verso Como, Airolo e la Tremola, oppure puoi spostarti a est e scavallare dal passo del Brennero.

Una vista della strada della Tremola dall’alto: con il suo pavé e i tornanti solitari deve essere magnifica.
Beh, sarà per la prossima volta

Ognuna di queste soluzioni ha i suoi pro e contro, in particolare il passaggio attraverso la strada della Tremola lo tenterò una volta o l’altra perchè deve essere bellissimo, ma ho scelto il Brennero per una serie di semplici motivi. Il primo è l’altitudine massima: essendo abbastanza di fretta non avevo voglia di combattere con il tempo avverso, che ai primi di agosto sembrava essere minaccioso, e magari dovermi fermare per un giorno rompendo la mia tabella di marcia. Il secondo erano i costi: nonostante il prezzo del biglietto del treno dormire in alberghi e pensioni nelle zone svizzere mi sarebbe costato di più. E infine, forse addirittura più importante, quella del Brennero dal lato italiano è una salita che definirei dolce, e con le borse da viaggio mi sembrava la scelta più sensata. In più le ciclabili dell’Alto Adige sono facili da percorrere, sempre protette e ben segnalate. Insomma: se avete come me l’intenzione di partire da Milano magari ripensateci e provate a ragionare sull’alternativa di un giro da Verona, Bolzano e poi su verso il Nord.

Come detto è una scelta che rifarei, nonostante il fatto di non partire da casa in bici non mi piaccia, mi sono sentito più tranquillo e devo dire che passare dall’Alto Adige non è male.

Fino a Berlino: itinerario di massima

Andiamo a Berlino, trapper, andiamo a Berlino! Ve la ricordate questa? Io ci ho messo dieci giorni, compreso un giorno di pausa e un altro giorno in cui… mi sono perso (dannata tecnologia, stavolta mi sono affidato a un telefonino che aveva lo schermo mezzo rotto, e dopo una giornata di pioggia mi ha abbandonato. Ma questo è argomento per un altro post). Qui sotto vi descrivo l’itinerario che ho fatto, vi consiglio di seguirlo ma anche di ragionarci sopra voi stessi perchè è anche quello il bello di un viaggio: trovare alternative, scoprire tappe, andare a naso.

Milano – Verona – Trento

La prima tappa che vi consiglio, se volete partire subito in tromba, è da Verona a Trento. Ma dovete essere un po’ allenati, perchè altrimenti è un bel guaio: sono 100km quasi precisi praticamente tutti in leggera salita, ed effettivamente può essere monotono in alcuni punti. Il bello però è che si comincia subito sulla ciclabile dell’Adige, che poi vi porta su su fino a Bolzano (e volendo a Merano).

Fino al Brennero e oltre: due tappe

A questo punto il mio consiglio è di spezzare il giro in due tappe: la prima da Trento a Chiusa, sempre con leggera salita tranne qualche saliscendi con pendenze più accentuate poco fastidioso, e poi da Chiusa su al Brennero per poi scendere a Innsbruck. L’idea è che la prima di queste due tappe dovrebbe essere percorsa in modo molto rilassato, per prendere il ritmo, prendersela comoda e non affaticare le gambe: rapporti sempre un po’ più leggeri del vostro normale, soste panoramiche e così via. Poi c’è il Brennero che diventa il primo scoglio del viaggio, ma che secondo me è fattibile con la giusta calma e una partenza non troppo tarda. Al Brennero assocerei la discesa fino a Innsbruck, io ho fatto così, ma non è per forza obbligatorio, anzi devo dire che quella seconda parte l’ho patita perchè certamente dal Brennero a Innsbruck è discesa, ma dopo quella salita i saliscendi che mi sono trovato ad affrontare sono stati leggermente difficoltosi.

Ovviamente nei viaggi ci sono gli imprevisti: nel mio caso il maltempo che ha flagellato la zona dell’Alto Adige con piogge prolungate e allagamenti. Se fossi partito anche solo un giorno prima credo mi sarei trovato in guai potenzialmente grossi, sono stato fortunato.
Nella foto qui sopra potete vedere un ponte all’altezza di Mezzocorona, chiuso come il suo gemello più a monte perchè cominciavano ad ostruirlo tronchi lunghissimi, ma soprattutto la ciclabile per Bolzano che era impraticabile per via dell’acqua che l’aveva completamente riempita per lunghi tratti. Qui l’alternativa è prendere un treno o cercare delle deviazioni che comunque non sono per nulla agevoli.

Allego la foto qui sopra solo per darvi un’idea di come sono i primi tratti di questo pezzo di ciclabile: spesso tra meleti e in mezzo a prati, ma anche per tratti più o meno lunghi a fianco della strada per le auto. Questo facilita le cose perchè le pendenze sono controllate, ma può risultare fastidioso se c’è tanto traffico.
Salendo più avanti, verso il Brennero, le cose diventano diverse: si passa tra piccoli paesini e angoli idilliaci isolati dal traffico. C’è da dire però che la calma ha il suo rovescio della medaglia, perchè vi capiterà di vedere in lontananza la statale che fila dritta e poco inclinata verso il passo, e in alcuni momenti in cui le pendenze diventano impegnative potreste guardarla come un miraggio. A me comunque è capitato una sola volta di scendere perchè la pendenza era davvero troppa, magari per voi non ci saranno nemmeno ostacoli.

Due fotarelle così a caso, e vi vedete anche com’è equipaggiata la bici per questo viaggio:

Altre due tappe per Monaco di Baviera

A questo punto c’è da arrivare a Monaco, giusto? E se la strada più diretta da Innsbruck è la più semplice, vi consiglio una deviazione, perchè se la scelta più semplice è quella di risalire la cosiddetta “ciclabile dell’amicizia”, la Monaco-Venezia (qui un link al percorso, se preferite questo itinerario), ho considerato che non fosse una buona idea: semplicemente guardando le mappe mi sembrava che ci fosse un tratto di una decina di km abbastanza frastagliato, con 5km belli tosti con pendenze in doppia cifra nei pressi dell’Achensee.
Ho preferito allungare di una trentina di kilometri fino a Rosenheim: andando così tanto a est ci si trova ad affrontare dei saliscendi ma soprattutto una salita tranquilla bella lunga, che è fattibile anche con un carico pesante.
Quindi Innsbruck -> Kufstein -> Rosenheim -> Dürrnhaar -> Monaco, con l’idea di allungare il più possibile la prima tappa per poi arrivare abbastanza freschi a Monaco il giorno dopo, con qualche ora per fare un giro della città.

Da Monaco a Siegenburg

A questo punto del viaggio consiglio di inserire una tappa tranquilla, e questa è tra le tappe che mi sono goduto di più: si cominciava a vedere la Baviera con i campi di orzo e le coltivazioni di luppolo, i posti dove fermarsi a prendere delle uova e le fattorie; tanto spazio aperto, poche persone in giro (ed è per questo che bisogna stare bene attenti a portarsi le cose giuste).

Ancora qualche foto, con uno scorcio della semplicissima ciclabile che segue l’Isar, le strane coltivazioni di luppolo e la ghiaia. Purtroppo molte delle immagini che ho scattato sono andate perse perchè lo smartphone che mi portavo dietro mi ha abbandonato (ecco perchè è bene avere una semplice bussola con sé, e della carta su cui scriversi l’itinerario di massima). Il paesaggio è comunque bucolico, il dislivello negativo ma comunque con un paio di salitelle, e in linea di massima in quattro-cinque ore ce la si cava, così da dare pace alle gambe e non esaurirvi.
La ghiaia che vedete nella foto comincia a essere più presente, e man mano che si sale verso nord le ciclabili cominciano a diventare meno belle, anche se sono ben praticabili. È per questo che consiglio dei copertoni un pelo solidi e larghi.

Siegenburg-Regensburg e poi pausa

Regensburg è Ratisbona, in italiano, e merita una pausa di almeno mezza giornata. Ecco perchè vi consiglio di farvi i 40km della tappa di oggi, trovare un posto per dormire, lasciarci le borse e farvi un giretto nella città, guardare il Danubio (a proposito, la ciclabile del Danubio che ho fatto per un pezzetto è molto bella, merita) e in generale assaporare questo posto che è ben preservato perchè è uno dei pochi storici che non sono stati bombardati durante la seconda guerra mondiale.

La cattedrale, il ponte in pietra di Ratisbona e poi il Danubio, che è bello grande

Regensburg-Weiden-Plauen-Gera

Non so se sono sfigato io, ma a Gera non ho trovato niente. Sarà che ero stanco morto e che il fatto di aver trovato tutto chiuso alla sera, quando era finalmente il momento di mettere qualcosa sotto i denti, non mi ha ben predisposto verso la città. E pure l’albergo che mi sono scelto era tutt’altro che buono. Sta di fatto che la sconsiglierei, ma che ci volete fare, non si sa mai cosa ti trovi di fronte nei viaggi in cui non tutto è programmato.
Poco importa, questo pezzo di strada era da fare, e facciamolo. Circa 260km evitando la Repubblica Ceca (qui mi sono fidato dei vari programmi per tracciare percorsi, forse non considerano sicure le strade della Cechia per le bici?).

Potete farvela tutta in tre giorni, se siete ben allenati, ma per me è decisamente impraticabile: dislivello molto importante, tanti saliscendi faticosi, e quindi meglio fermarsi per la notte a Weiden, e poi di nuovo a Plauen che è una cittadina graziosa, capitale del merletto (c’è pure l’unico museo tedesco sul tema, che mi sono evitato) e ottimo punto di arrivo per spezzare il viaggio. Quella da Weiden a Plauen è comunque quella che definirei la tappa più complicata di tutte, forse anche perchè quel giorno non ero molto in forma. I paesaggi però qui diventano molto belli; fino a Weiden ci sono tanti piccoli laghi artificiali e non, e poi cominciano le foreste, grandi foreste di conifere in cui non si incontra nessuno per kilometri e kilometri. Proprio roba da gravel, se non avessimo con noi il bagaglio ci si divertirebbe parecchio.

Si cominciano a vedere i segni del passaggio alla Germania Est, con le auto più datate, i palazzi dell’epoca comunista, le strade che diventano meno curate. Ma soprattutto ci sono boschi, boschi, boschi, attraversati da strade sterrate di servizio, probabilmente percorse solo dai mezzi della forestale e da qualche ciclista matto come me (non ne ho visti, però). E un passaggio a livello a comando umano. Vi lascio la sorpresa, vi servirà il traduttore di Google se non sapete il tedesco e sarà un momento abbastanza surreale in una zona parecchio isolata.

Gera-Lipsia

Da Gera a Lipsia il discorso è lo stesso: saliscendi, tanto sterrato (ancora di più) e complessivamente si scende di quota perchè stiamo andando verso il mare. Non si fa tantissima strada, in questa tappa, ma vale la pena fermarsi a Lipsia per la notte perchè è una città molto graziosa, con tante cose da vedere per gli appassionati di musica classica – tipo la chiesa con l’organo suonato da Bach per 27 anni nel suo ruolo di direttore musicale – e parecchia vita. Potrei definirla una Berlino in miniatura, sì. Guardando alle statistiche, che non so quanto precise, del mio percorso, noto che c’è una bella discesa della media: questo è dovuto al fatto che le strade sono bruttine, ma soprattutto alla foratura a pochi km dal traguardo con conseguente scarsa lucidità nel cambiare camera d’aria che mi ha rallentato.
In questo viaggio ho forato tre volte, e va benino per un giro sui 1000km (vedere poi le mie considerazioni sui copertoni), fortunatamente ho sempre rifatto le scorte di camere d’aria appena possibile: mai andare via con una sola camera d’aria di scorta.

Lipsia-Wittenberg

Diciamo che se dovessi cambiare qualcosa di questo itinerario, a parte aggiungere un giorno di riposo da qualche parte, è la fermata a Wittenberg: sono arrivato in questa città abbastanza stanco per degli errori nella strada e perchè probabilmente ho mangiato male e poco durante la giornata, ma in previsione del giorno dopo avrei dovuto proseguire ancora un po’ per garantirmi un arrivo più agevole a Berlino.
Wittenberg è però certamente una città molto interessante, in cui ho respirato molto più che altrove il fattore tedeschità (non esiste, questa parola, ne sono certo; ma funziona). Non capisco bene, ma mi sa che ci sono molte persone religiose che vanno a visitare la base di Martin Lutero e ne sono orgogliose, per cui c’è parecchio simbolismo religioso, anche se non urlato, e la città ne è permeata. Interessante.
Peccato che il famoso portone delle 95 tesi è andato bruciato ed è stato sostituito da un portone in bronzo.

Nelle foto vedete i molti boschi attraversati, davvero bellissimi e inusuali rispetto ai boschi che abbiamo dalle nostre parti (sembrava di stare in Canada!), l’immancabile Trabant che ti fa proprio capire che sei in Germania Est, e poi un dettaglio delle strade brutte che si trovano da queste parti: ne ho trovate anche di peggiori, ma non avevo voglia di fotografarle. Il problema è che tra questi rappezzi, le ciclabili non tanto buone e i boschi, la media diminuisce parecchio. Considerate questa cosa quando decidete le tempistiche della giornata.

Wittenberg-Berlino

Devo fare una confessione: qui ho barato. Ero stanchissimo e mezzo rotto (con un problemino al polpaccio sinistro che mi porto dietro a distanza di una decina di giorni) e ho preso il treno da Wittenberg fino a Beelitz per potermi fare l’ultima cinquantina di km in tranquillità e raggiungere prima di sera la mia compagna che mi aspettava a Berlino. Quindi non saprei dirvi come sono i primi km di questo tratto, posso dirvi come sono gli ultimi 50: emozionanti, semplici, con pezzi di Berlino che diventano sempre più evidenti man mano che vi avvicinate alla capitale. Per me è stata una grande emozione arrivare nella città che qualche tempo fa mi ha ospitato per due anni in un periodo importantissimo della mia vita, e quando mi trovavo all’imbocco della Strasse des 17. Juni, appena prima della Colonna della Vittoria, ho inforcato le cuffiette (non viaggio mai con le cuffiette in bici, non fatelo), ho messo Riprendere Berlino e ho ripreso a pedalare. Bah, non so come descrivere quello che ho provato, e non c’entra niente con questo articolo, per cui non continuo con le smancerie. Però, ecco, quei momenti mi hanno ricordato perchè vado in giro in bici come uno scemo, a faticare, prendere la pioggia, farmi male, stare in posti sconosciuti con quella mezza paura di trovarti in mezzo al nulla con la bici che si rompe all’improvviso. Fatelo anche voi.

Veri pezzi del muro di Berlino, non ridipinti. Dalle parti di Potsdam, mi pare

Per tornare al giochetto di prestigio del treno – oplà, ora sono qui, e dopo mezzora sono a 50km – facciamo finta che l’ho usato per sincerarmi delle condizioni dei treni tedeschi. Beh, forse un po’ meglio di quelli italiani, ma comunque affollati di bici che vengono affastellate una sull’altra (almeno su questo treno non c’era abbastanza spazio nella carrozza dedicata) e costosi. Ci si può lamentare dei treni italiani, ma bisogna tenere in considerazione anche quanto li paghiamo.

E direi che ci siamo, l’itinerario è più o meno questo. Non metto le tracce GPX perchè dovrei ricostruirle e pulirle (a volte ho fatto deviazioni o casini) e non vorrei buttarle qui così senza una spiegazione. Magari se vi interessano dettagli specifici scrivetemi una mail, sono contento di fare due chiacchiere virtuali su questo itinerario.

Ma ora parliamo degli aspetti pratici.

Qualche info pratica sulla Milano (Verona) – Berlino

Vorrei qui fare un riassunto delle cose che ho imparato da questo viaggio, e dei consigli random che vi posso dare. Saranno appunti abbastanza sparsi, prendeteli per quello che sono.

Cosa mi sono portato

In linea di massima mi sono portato quello che porto sempre (vedere articolo sulle cose da portare in bikepacking) e vi suggerisco di fare particolare attenzione al vestiario: cercate di puntare su cose che siano polivalenti perchè ho trovato molta variabilità nel clima. Oltre alla pioggia mi sono trovato ad affrontare un discreto fresco oltre al classico caldo estivo, perchè si sale parecchio di latitudine e il clima dentro la Germania cambia. Quindi maglia lunga autunnale, maglietta estiva, maglia intima a maniche lunghe, manicotti. Lo stesso discorso si può fare per i pantaloni, anche se le gambe soffrono di meno e basta la classica salopette estiva magari accompagnata da dei gambali non troppo pesanti. Chiaro che parlo del periodo luglio-agosto.

Vi potrà essere molto utile una buona pompa da viaggio, specie se siete maniaci delle gomme ben gonfie come me (e dovreste diventarlo, se non lo siete, perchè è importante). Una pompa come questa della Topeak, che ho preso di recente, funziona bene, in ogni caso vi serve qualcosa pensato per raggiungere le pressioni adatte alla vostra bici e con un manometro almeno discreto: non risparmiate troppo.
Sarebbe utile in alternativa una pompetta di emergenza e un adattatore per compressori da benzinaio, ma non ne ho trovati in giro del tipo che usano in Germania (lisci). Anzi, se avete dritte sono qui.
Le gomme, a proposito, dovrebbero essere anche loro discrete: io mi sono arrangiato con delle Michelin molto leggerine, da strada praticamente, con sezione 28mm (Dynamic Classic, queste). Vi consiglio però di andare a 32 se potete e di scegliere qualcosa di abbastanza solido e con tassellatura molto leggera: le classiche Schwalbe Marathon nella versione non Plus vanno già benone, non mettetevi a prendere delle gomme ultrapesanti perchè non servono; basta un minimo di attenzione e di capacità di guida.

La bici era equipaggiata con due semplici borse da viaggio e portapacchi economico (questo di Deca) che si è comportato come sempre bene anche nei tratti dissestati, in più avevo con me una piccola borsa sottosella da circa 2 litri in cui mettevo attrezzini, qualcosa da mangiare e il portafogli (questa, ottima). Altre cose da mangiare e utilità minime le mettevo dentro alle tasche posteriori delle maglie.
Sarebbe stato comodo avere una borsa a cestino da attaccare al manubrio, non ci ho pensato ma ho visto tanti ciclisti che si sono convertiti a questo genere di borsa e magari ne cercherò una per i prossimi giri.

Cosa avrei dovuto evitare di portare? Fornellino, bomboletta e popote. Alla fine mi sono trovato molto bene a mangiare qualcosa di freddo a pranzo e spesso anche a cena (benedetti discount tedeschi, sono ovunque, costano poco e sono un paradiso del ciclista), concedendomi qualche volta una sosta in trattorie varie o chioschi: il prezzo del mangiare in Germania è molto basso e si riesce a spendere davvero poco. Occhio a non ordinare l’acqua minerale però! Costa quasi sempre un occhio della testa.
Per la colazione le stazioni dei treni sono una manna, e ci sono mille catene o fornai dove comprare ottime brioche da consumare durante la giornata e un caffè mattutino, se è il vostro genere.
Ricordatevi un coltellino per tagliare frutta, verdura, formaggi, salumi, pane…

Come detto, una bussola per avere un’idea della direzione casomai l’elettronica vi abbandonasse non è male, così come non è male un pezzetto di carta su cui vi segnate la successione dei paesi per le varie tappe. Questi riepiloghi plastificati sarebbero ancora meglio.

La bici, infine, era la mia solita, solida e fidata RC500 (link alla recensione). Alla fine del viaggio aveva bisogno di una bella pulita e di una controllata alla catena, che si è presa tanto ma tanto di quello sporco… Dovrò anche cambiare il nastro manubrio, ormai è distrutto, e le pastiglie dei freni posteriori. Però non mi ha mai abbandonato né deluso, è una bici che trovo ottima per questo genere di itinerari misti in cui vuoi fare un po’ di strada senza distruggerti o fare corse pazze. Ci saranno sicuramente biciclette migliori, io però al momento non ne sento il bisogno e sto sviluppando un certo sentimento per questa biciclettina. Probabilmente quest’inverno, a meno di pasticci, troverà una nuova colorazione (e magari vi faccio vedere i miei tentativi), forse monterò una guarnitura più leggera giusto per provare.
A proposito, dal punto di vista dei rapporti ho montato il classico 50-34 davanti e il 12-32 di serie al pacco pignoni. Mi sono trovato benissimo, usando soprattutto il 34 davanti in quasi tutte le occasioni e, lo confesso, facendo un po’ di incroci al limite. Ma il Sora è parecchio solido e permissivo, perdona parecchio se ben regolato. Per questo genere di pendenze – non ho controllato ma il 10% le ruote non l’hanno mai visto – direi che ci siamo anche con la bici piuttosto carica. Certo un 46-30 probabilmente sarebbe ancora meglio per chi viaggia parecchio carico o poco allenato.

Dove dormire

Più che un dove dormire e basta, questo elenco è anche un dove NON dormire. Ci sono un paio di posti dove mi sono trovato abbastanza male, e ve li sconsiglierò semplicemente; un paio di posti purtroppo me li sono dimenticati. Andiamo con ordine.

Rumer Hof a Innsbruck: link
Buon albergo, posizione buona, purtroppo costoso ma ho prenotato all’ultimo. Però buono ed economico il ristorante (a parte l’acqua! :D), con porzioni abbondantissime. Consiglio di scegliere la colazione, che è enorme.
Gentilissimi i gestori.

Aurbacher Hof: link
Non aspettatevi niente da questo posto, la camera è piccina ma pulitissima, la zona è ok, è silenzioso nonostante sia in città e soprattutto è il più economico che abbia trovato. Nota di merito al gestore che mi ha fatto portare in camera la bici (ma non ditelo a nessuno), poi vabbè, era un po’ un casino portarla su con quel mini ascensore, ma ce l’ho fatta.
Altra nota di merito al ristorantino indonesiano o vietnamita da cui ho ordinato l’impossibile, tutto buonissimo ed economico.

A Ratisbona: questo bell’albergo
IL MEJO! Economico, pulitissimo, nuovo, bagno pulito, pure di design che vabbè non importa ma fa niente. Hanno un posto per le bici nel loro garage, cosa invece importante. Non ho fatto colazione perchè c’è un supermercato a 200 metri e mi sono rifornito lì di tutto il necessario, ma penso sia buona anche se costosa (what, 12 iuros????). È comodo con il centro della cittadina.

A Siegenburg (troppo incasinato il nome): link
Posto carino, con un sacco di sculture e cosette varie, rispecchia la padrona. La camera era grande, con pure una cucina se volete preparare qualcosa. Unico problema: vicino a una chiesa, se avete il sonno leggero le campane suonano ogni quarto d’ora. E di notte? Non lo so, ho dormito come un sasso assonnato perchè fortunatamente non ho di questi problemi.

A Gera: link
No, qui proprio non ci siamo. NON scegliete questo albergo. Prima di tutto per arrivarci dovete fare una bella salita (non so se il nome derivi dal Golgota) e dopo una giornata di bici è una palla. Ma poi stanza brutta, conciata male, colazione così così, atmosfera deprimente. Non costa nemmeno poco, era il più economico di Gera ma chissà che prenotando con anticipo non troviate qualcosa di meglio.

A&O di Lipsia: questo hotel
Ottima posizione vicino alla stazione e al centro (credo meno di 1km), è un ostello/hotel, costa pochissimissimo, specialmente per essere in città. Pulizia molto buona come capita in queste catene, ma è un posto in cui paghi tutto a parte, tipo Ryanair. Poco importa, io sono arrivato, ho posato le cose, doccia e poi mi sono fatto un giro. Al ritorno sono crollato sul letto.
Consiglierei di farvi dare una camera a un piano alto, se possibile, perchè è davanti a una strada ad alto scorrimento e un pochino si sentono i rumori, ma pochino.

Birke a Wittenberg: link corretto
Mah. Albergo così così (mi scusi la proprietaria ma era un po’ antipatica e gliel’ho pure detto), con stanza piccina. Il cibo del ristorante era BUONISSIMO e abbastanza economico, il problema vero è che l’albergo è costosetto e si trova lontano dal centro. Ok, saranno quattro km, ma l’ultimo pezzo è tutto in odioso pavé. Cercherei altro, onestamente.

A Berlino invece siamo stati in due alberghi (abbiamo deciso di stare un giorno in più e nel primo non avevano posto). Questo si chiama Axel Springer, zona un po’ periferica, la camera è bella e mi sono portato la bici dentro di straforo. Il secondo è il classico albergo di catena, questo qui, nella zona est della città e più comodo. Senza infamia e senza lode, vabbè, costava il giusto.

Verona-Berlino: ne vale la pena?

Per rispondere alla domanda lasciamo da parte l’aspetto affettivo e analizziamo bene questo giro. Diciamo che la cosa più interessante è stata vedere il graduale cambiamento tra sud e nord della Germania, tra ex parte ovest ed ex parte est. Interessanti le città, da visitare con più calma certamente, i paesaggi sono piatti ma ci sono alcune zone che mi sono piaciute molto, in particolare la zona di Innsbruck e poi le parti a nord, dove i boschi erano i veri padroni.

Questo viaggio lo consiglierei a chi ha un minimo di esperienza, oppure a chi non ha esperienza ma può prendersi più tempo di me. In ogni caso, se lo dovessi rifare oggi, cercherei di infilarci almeno due giornate intere di riposo all’interno del viaggio, magari pensando di fare alcune tappe più brevi per poter visitare per una mezza giornata in più qualche posto interessante. In particolare meritano Monaco, Regensburg, Inssbruck e Lipsia.

Lo rifarei, comunque? Certo che sì! Un viaggio in bici crea tanti ricordi belli e brutti, porta a tanti incontri, porta conoscenza, porta la soddisfazione di avercela fatta e ti dà un po’ di fiducia in più nel genere umano. E allora che mi domandate a fare se lo rifarei?! 🙂

10 commenti su “Da Milano (anzi no!) a Berlino in bicicletta”

  1. Grazie per l’articolo, personalmente lo trovo molto utile. Una sola domanda da profano: per un percorso del genere la Triban grvl120 è meno adatta rispetto alla RC500 stock? Sono ancora indeciso tra le due.
    Ah e complimenti per il sito, mi sta aiutando a entrare in questo mondo!

    1. Innanzitutto sono contentissimo della tua ultima frase, mi fa piacere che quello che faccio serva anche ad altri. Magari scriverò qualche altro articolo su giri passati e futuri, giusto per dare un’idea di quello che si può fare con le varie attrezzature.
      Per arrivare alla tua domanda, come dicevo a un altro lettore, non ci sono molte differenze. I copertoni della GRVL120 sono più tassellati e grossi, ok, ma ha il monocorona e uno sviluppo metrico leggerissimamente più lungo sulla combinazione di rapporti più leggera. Secondo me caschi bene con entrambe, preferirei la RC500 per il manubrio dritto (non mi piace quello angolato, ma sono gusti) e perchè monta Shimano.

      1. Perfetto, grazie ancora, credo proprio opterò per la RC500 e in caso di percorsi più da gravel cambierò i copertoni (ci proverò, dato che ho sentito che non è proprio così semplice ). Ora si attende che torni disponibile

        1. Bene, spero il mio consiglio sia centrato! Comunque tranquillo che non è così difficile, l’importante è massaggiare il copertone sia da un lato che dall’altro, facendo entrare i bordi dentro al canale della ruota. Con calma ci riesci in cinque minuti.

  2. Uh, che bella scoperta questo articolo! Grazie! …Ma per tornare come hai fatto? Bici smontata e messa sull’aereo? Treno? Bus? Pedali?

    1. Ciao Elena, di niente 🙂
      Purtroppo sì, aereo… Dico purtroppo perchè preferirei sempre avere una “impronta ecologica” bassa, e l’aereo è dannoso da questo punto di vista, ma in quell’occasione ci sono stati vari problemi con le linee ed era davvero lunghissima (ora non ricordo quanto, ma si parlava di due giorni di treno e cambi, mi pare) e non ho potuto fare altrimenti.

  3. Buongiorno, mi sto accingendo proprio ora a partire per un cicloviaggio con destinazione Berlino molto simile al suo e Le volevo chiedere gentilmente un paio di dritte per il ritorno: anche io sarei per l’aereo dato il poco tempo a disposizione, Lei in particolare ha imballato la bici in che modo? Ha trovato direttamente in aeroporto ciò di cui aveva bisogno o ha dovuto fare tutto prima e poi trasportare il pacco al check in?
    Grazie mille!

    1. Buongiorno Giulio! La bici l’ho imballata usando un cartone di quelli per il trasporto per le bici, che ho trovato in un negozio. Normalmente questi cartoni vengono regalati, bisogna avere un po’ di pazienza e chiedere a qualche negozio. In più ho usato della pellicola da alimenti (il domopak, per intenderci) per fissare meglio alcune cose. E ho pure messo qualche vestito e parte dell’equipaggiamento per tenere meglio fermo il tutto.
      Dritte per l’imballaggio: smontare il deragliatore posteriore e fissarlo con la pellicola, girare i pedali (e quindi ci vuole una chiave apposta, o quella a sogliola o quella a brugola mi sembra da 15), sgonfiare un po’ le gomme perchè te lo chiedono, e infine occhio alle misure della scatola che a volte variano da compagnia a compagnia, ma comunque sono limitate dallo scanner per i pacchi voluminosi presente in aeroporto.
      Per quanto riguarda il trasporto, sono arrivato in aeroporto con la metropolitana (eh già, in certi paesi si arriva in aeroporto in metropolitana senza spendere 15€ di biglietto!) portando con me la scatola compattata. Poi ho provveduto all’imballaggio sul posto, dentro all’aeroporto. Non comodo ma ce la si può fare, dopotutto siamo gente che viaggia in bici! Ah, consiglio di chiedere agli addetti alla sicurezza dove ci si possa mettere, con me sono stati gentili.
      Spero di esserti stato di aiuto, buon viaggio!

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