Quando si scrivono articoli su argomenti tecnici spesso capita di usare termini altrettanto tecnici che possono creare confusione in chi legge, specialmente se non è espertissimo. Non fa eccezione un argomento semplice come quello delle tende da trekking, tra materiali, caratteristiche fisiche, tessuti…
In questo articolo ho deciso di costruire un glossario delle tende da trekking. È un lavoro che continuerà nel tempo, e i termini sono in rigoroso dis-ordine alfabetico, per cui se volete qualche altra spiegazione o avete suggerimenti scrivete nei commenti!
Nel frattempo, cliccate il link se volete saperne di più sulle tende ultraleggere migliori (secondo me).
Ma ora cominciamo con l’elenco.
Autoportante
Una tenda si definisce autoportante quando può essere montata e rimanere in posizione anche in assenza di tiranti e picchetti. La maggior parte delle tende di peso superiore e/o che hanno forma simil-geodesica sono autoportanti: parliamo delle classiche tende igloo come la MSR Elixir II, o di modelli simili con una forma tondeggiante.
Le tende non autoportanti al contrario devono essere montate con picchetti e tiranti per rimanere in forma, e dalla loro hanno un peso ridotto che però è associato a volte a una maggior difficoltà di montaggio.
Bothy Bag
È una tenda rifugio non autoportante e neanche pole tent (anche se volendo e avendolo si può usare il bastone trek o un fortuito bastone di legno per sostenerla). Si tratta di un sacco di piccolissime dimensioni, e di peso altrettanto ridotto, che funziona da semplice protezione contro gli elementi in grado di contenere il calore corporeo nelle situazioni di emergenza. Praticamente è una specie di sacco che si inserisce sopra la testa stando, possibilmente, seduti. Un esempio di bothy bag è questo, che permette anche di usare un bastone per avere un minimo di sostegno.
Denari
La misura dei denari (in inglese denier, abbreviato in D) è un numero che sta ad indicare lo spessore e il peso del filamento usato nella fabbricazione del tessuto. In qualche modo questo numero indica anche la resistenza del tessuto, ma non è un valore assoluto che può darci un’idea delle capacità di una tenda di resistere allo strappo o ad altre sollecitazioni: queste ultime dipendono infatti oltre che dallo spessore del filato dal tipo di materiale usato.
Ad esempio: un tessuto in nylon 30D sarà più resistente di uno in nylon 15D, ma un 30D in nylon sarà più resistente di un 30D in poliestere (al netto di altre caratteristiche, come la deformabilità).
In linea di massima un tessuto in filato più fine pesa di meno, quindi sulle tende ultraleggere capiterà spesso di vedere usato nylon 10 o 20D, mentre le tende più robuste e più pesanti (ed economiche) usano poliestere con filo grosso.
Il numero T (Thread Count)
Spesso capita di leggere sigle come 210T sulle tende, e questa è una misura di quanto è fitto il filato: in particolare T è il numero di fili in orizzontale e in verticale che troviamo in un pollice quadrato di tessuto. Più il filo è sottile più, in genere, il numero T è elevato.
Rivestimenti: PU, PE e silicone
Un qualsiasi tessuto, per quanto possa essere fitto, non garantisce l’impermeabilità, ed ecco che entrano in gioco i rivestimenti per tessuto. Materiali differenti usano rivestimenti differenti; questi sono delle sostanze gommose che possono venire applicate in spray o come dei veri e propri strati di tessuto ulteriori, e hanno caratteristiche varie in base ai materiali.
PU sta per uretano poliestere, ed è un rivestimento che offre grande capacità di impermeabilizzazione: si può arrivare tranquillamente a colonne d’acqua di 10000mm con un rivestimento in PU (per maggiori info sulla colonna d’acqua, leggete questo articoletto). È un materiale economico, facile da usare, ottimo per molti usi.
D’altra parte però ha anche degli svantaggi: in particolare riduce la resistenza agli strappi del tessuto – perché in qualche maniera li rende meno elastici – e ha problemi a mantenere la resistenza all’acqua: quando si mette via una tenda con questo tipo di rivestimento bisogna cercare di evitare in qualsiasi modo di lasciarla umida, pena fenomeni simili a quelli a cui sono andato incontro io una volta (vedere qui per credere e per avere qualche dritta sulla conservazione e manutenzione di una tenda). Per la precisione, il PU può andare incontro a idrolisi.
Il PE, o uretano polietere, è un rivestimento meno usato nelle tende perché più costoso e anche perché ha meno resistenza agli strappi del PU. Però rispetto al PU ha una migliore capacità di resistere all’acqua ed è anche molto meno soggetto all’idrolisi. Se applicato su tessuti belli forti, quindi, potrebbe essere una alternativa parecchio interessante.
Il silicone, infine, è tutta un’altra storia: è un polimero inorganico al contrario dei poliuretani, e non assorbe quasi per niente l’acqua. In più è molto impermeabile (sicuramente l’avrete usato per sigillare il box doccia o qualcosa di simile!) e aumenta la resistenza allo strappo dei tessuti su cui è applicato.
Tutto perfetto, no? Eh no, ci sono anche dei difetti: il silicone è più costoso, prima di tutto, ma soprattutto è più difficile da stendere in strati e questo comporta più difficoltà nel raggiungere elevati livelli di impermeabilità (intendiamoci, se non siete in condizioni critiche va benone lo stesso!). Infine ci sono piccoli problemi nelle cuciture: è infatti molto difficile se non impossibile nastrare le cuciture delle tende con rivestimento in silicone, ed ecco perchè vari costruttori usano delle soluzioni ibride, in cui in genere all’interno si riveste con PU, e all’esterno con silicone.
Colonna d’acqua
Ho già parlato in un altro articolo della colonna d’acqua e non ha senso ripetermi, ma almeno una menzione di questo parametro è importante in un glossario dei termini tecnici riguardanti le tende da trekking.
In sostanza la colonna d’acqua indica la capacità di resistere alla pioggia di un tessuto, e per estensione di una tenda. Andatevi a leggere l’articolo dedicato!
Tecnologia ripstop
Quando si parla di tessuto Ripstop abbiamo a che fare con una stoffa che “blocca” la propagazione di uno strappo. In sostanza i tessuti ripstop sono dei normali tessuti in cui a intervalli regolari viene inserito un filo più spesso e quindi più resistente (o semplicemente più resistente perché di altro materiale). Questo comporta un mantenimento di un peso leggero, accompagnato però dalla capacità di evitare che gli strappi si propaghino su tutto il tessuto grazie all’effetto ammortizzante del filato più resistente.
Trekking pole tent
Termine inglese per una tipologia di tenda molto semplice, talmente semplice che non usa nemmeno la paleria! Le trekking pole tent sono antichissime, sono tende che derivano dai tipi dei nativi americani e di tanti altri popoli. Il bello è che sono molto leggere perché usano qualcosa che abbiamo già a disposizione: come dice il nome, la paleria è sostituita dai bastoncini da trekking che vengono piazzati a terra, tendendo il telo che rimane così in piedi aiutato anche da tiranti.
Le trekking pole tent sono tende ultraleggere (vedere i pesi delle migliori tende ultraleggere cinesi per credere), semplici e compatte.
Tra gli svantaggi che presentano c’è però il fatto che non sono autoportanti e che, se non usate i bastoncini da trekking dovete portarvi del peso in più. Per chi non è abituato ai bastoni da trekking esistono dei paletti in carbonio molto leggeri che ne fanno le veci.
Direi che per ora ci siamo; abbiamo posto le basi del glossario, che arricchirò man mano che mi vengono in mente nuovi termini da spiegare. E se avete suggerimenti, scriveteli nei commenti!
Tenda rifugio BOTHY BAG – descrione sommaria e forse fallace – È una tenda rifugio non autoportante e neanche pole tent (anche se volendo e avendolo si può usare il bastone trek o un fortuito bastone di legno). Praticamente è una specie di sacco che si inserisce sopra la testa stando, possibilmente?, seduti.
Grazie Aldo, questa è interessante e non conoscevo! Adesso mi documento un attimo e inserisco la tua definizione