La recensione che sto per scrivere è molto personale, e sono stato a lungo indeciso se parlarvi del Micro Puff Hoody, un piumino ultraleggero (anzi, non proprio piumino) che costa tanto e magari non interessa molte persone. Ma lo faccio lo stesso per una serie di motivi.
Il primo è che dopo aver creato il gruppo Facebook dedicato all’ultralight vorrei affrontare recensioni di questo genere con più frequenza – magari non per forza tirando fuori delle cose ad alto prezzo come in questo caso – per creare una sezione del sito dedicata all’argomento.
Il secondo motivo è che questo piumino in sintetico ultraleggero è fantastico, per me. Mi ha fatto rivalutare molto il modo di spendere i soldi su attrezzatura e vestiario tecnico, e da quando ce l’ho continuo a farmi i conti in tasca per bene, ma quando mi rendo conto che c’è un oggetto valido e che vale i soldi che costa, decido di comprarlo lo stesso.
E la cosa più bella è che il Micro Puff Hoody non mi è costato niente: è stato un regalo della mia dolce metà, perché probabilmente da solo non mi sarebbe mai venuto in mente di comprarmelo! Lei però mi ha visto che lo provavo (giusto per sfizio) in un negozio di Patagonia, ha visto i miei occhietti che brillavano e ha deciso di farmi la sorpresa.
All’inizio ero quasi in imbarazzo a indossarlo, immaginando quanto poteva averlo pagato. Poi però è stato amore: ho venduto il mio precedente piumino ultralight (link alla mia recensione, è un ottimo piumino e l’ho ceduto solo perché non aveva senso avere doppioni!) e da gennaio 2018 questo è il mio giubbotto quando sono in città in inverno, quello che uso sotto a un guscio – o anche senza, dipende – quando vado in montagna, il giacchino che metto sopra a una maglietta in autunno inoltrato o a inizio primavera, la mia ancora di sicurezza che porto sempre con me quando non sono sicuro di che temperature ci saranno dove sto andando.
Mi fermo prima che questo diventi un super spot! Andiamo a parlare più in dettaglio di questo piumino.
Materiali e costruzione del Micro Puff Hoody
Considerato quanto costa questo piumino ultraleggero, uno potrebbe pensare che deve essere fatto in oro! E invece no, è fatto di materiali molto meno costosi ma che messi assieme fanno la differenza. Andando con ordine:
Rivestimento
Il rivestimento è in nylon ripstop (cioè intrecciato con una tecnica di tessitura che lo rinforza) con brevetto Pertex Quantum. In pratica un sistema che permette di avere buona traspirabilità, che non fa passare l’acqua dall’esterno ma che al tempo stesso non impedisce all’imbottitura di allargarsi bene al suo interno, perché è molto sottile è morbido. Tanto per rendere l’idea, pesa 24 grammi al metro quadro.
Qui un video illustrativo:
Questo rivestimento sembra molto leggero, ma in quasi due anni che lo uso non ha mostrato alcun segno di cedimento. Certo ci sto un po’ attento, ma l’ho usato in tutte le condizioni e non fa una piega.
Imbottitura
Quello che fa la differenza in questo piumino rispetto ad altri di Patagonia (e penso a quelli di tutti gli altri marchi) è l’imbottitura che si chiama Plumafill, è un brevetto proprietario di Patagonia ed è una fibra sintetica che mima la struttura della piuma, con la sua capacità di intrappolare l’aria accompagnata però alla resistenza all’umidità. Uno dei vantaggi di questa fibra è il fatto che anche sotto alla pioggia leggera, e se viene bagnata, non perde il suo potere isolante al contrario della piuma. In più è leggerissima.
In realtà si tratta di un semplice poliestere, ma è lavorato in modo particolare e vi assicuro che tiene caldo nonostante l’imbottitura sembri quasi inesistente.
Cerniere
Le cerniere chiaramente sono YKK, uno standard di qualità che non necessita di grandi presentazioni. Non ho molto da dire al riguardo, se non che per il periodo in cui le ho usate si sono comportate bene, e considerato che il tessuto da cui sono circondate è piuttosto fine, è un bene che non si impiglino in esso. Merito anche della qualità della costruzione di questo piumino che si vede in ogni piccolo dettaglio.
Ah, tanto per darvi un’idea, alla fine della corsa della cerniera principale, sotto il mento, c’è una specie di cappuccio in stoffa che evita che il nostro delicato mento vada a contatto con la cerniera stessa. Dettagli che fanno tanta scena.
I dettagli della costruzione
E parlando di dettagli costruttivi, è interessante il modo in cui è cucita la trapuntatura: cuciture ridotte al minimo con una struttura che è pensata per far comunicare le varie zone senza far spostare l’imbottitura. In questo modo il materiale isolante dovrebbe riuscire a espandersi al meglio in tutte le parti del giubbetto.
Le tasche del giubbotto sono due all’esterno (purtroppo non è la norma con questi giubbotti ultraleggeri) con quella a sinistra che si trasforma in una custodia per tutto il giubbotto per quando vogliamo compattarlo e riporlo. Ci sono anche due tasche interne molto capienti, ma sinceramente non mi piace molto riempirle perché non essendo rigide diventa un po’ fastidioso contenerci roba. Comunque comode se dovete portare con voi il portafoglio o qualcosa di abbastanza leggero e piatto, come una mappa.
Il cappuccio è molto ben pensato, con la stessa bordatura elastica delle maniche, che fa in modo che aderisca bene alla faccia quando tirate su la cerniera al massimo. Inoltre essendo estremamente sottile può essere tirato su anche quando state indossando un caschetto da arrampicata o da ferrata, perché rimane tranquillamente sotto al caschetto.
Ultima chicca: quando chiudete il giubbetto all’interno della tasca, come per magia apparirà un’asola rinforzata con cui potete attaccare il pacchettino contenente il piumino ultralight a un moschettone da appendere allo zaino. Altro piccolo dettaglio.
E poi? E poi nient’altro, perché questo è un giubbotto ultraleggero che fa poche cose e le fa bene, rimanendo compatto e senza fronzoli. Perfetto per un certo tipo di pubblico.
Quando usare il Micro Puff Hoody?
Come detto io uso questo piumino in sintetico in moltissime occasioni. Da un anno e mezzo fa, quando me l’hanno regalato, fa sempre parte del mio zaino perché è compatto e leggerissimo, ma oltre che nello zaino lo indosso anche in città senza problemi. La caratteristica che me lo fa preferire ad altri giubbotti è il fatto che quando lo metti su non sembra di avere niente addosso: è talmente leggero che lo assimilerei ad una maglietta.
È però anche caldo, quindi i momenti migliori per usarlo tenendolo chiuso sono durante l’attività fisica moderata o mentre si è fermi in tenda dopo una giornata di cammino, perchè in periodo autunnale quando non fa poi così freddo per me è addirittura di troppo, se sto camminando a un ritmo sostenuto.
L’ho usato anche l’inverno passato quando ho cominciato a sciare (non l’avevo mai fatto prima) e mi sono trovato a voler provare senza spendere grandi cifre su attrezzature, abbigliamento e così via. Anche in questo caso promosso, anzi spesso lo tenevo un po’ aperto perché troppo caldo.
Confronto con altri prodotti Patagonia (e non)
Quali sono dei prodotti comparabili al Micro Puff Hoody? Beh, ce ne sono tantissimi: di base praticamente tutte le case produttrici hanno un prodotto di questo tipo in catalogo, ed è anche piuttosto difficile orientarsi (anzi, se avete qualche suggerimento scrivetelo nei commenti!). Proviamo a fare un paragone con altri prodotti Patagonia e di altri marchi che conosco.
Micro Puff VS Nano Puff
Si tratta di due cugini molto vicini, con una evidente somiglianza nella costruzione. C’è però da dire che il Micro Puff ha un potere calorifico più elevato, e il Nano Puff di Patagonia per questo non è molto ben considerato dagli esperti. È un giubbetto che non risulta né carne né pesce, forse va bene per l’autunno in città ma chi spende tutti questi soldi per un capo che si usa così poco?
Micro Puff VS Trek 500 Deca
Come sempre Decathlon, se c’è da offrire un prodotto a basso prezzo e di buona qualità, è in prima linea. Ad un costo del genere è difficile trovare qualcosa di meglio, onestamente. Da qui a dire però che siamo a livelli paragonabili al Micro Puff di Patagonia, però, ce ne passa. Parliamo di differenza nelle finiture, nel peso (anche se è minima) e nel tipo di imbottitura, che qui è in piuma e piumino.
Non so se quest’ultimo sia l’unico fattore che influenza la traspirabilità, o se c’entri anche il tipo di tessuto di rivestimento, ma è proprio questo l’aspetto in cui il Micro Puff vince e stravince: con il piumino Decathlon si suda. Quindi buono se volete spendere poco e lo volete usare con giudizio, ovvero solo quando siete fermi e non state producendo tanto calore e umidità.
Una menzione speciale
Allungherò la mia lista di confronto tra giacche tecniche invernali ultraleggere, per ora la concludo segnalandovi un prodotto che è molto buono – a quello che mi dicono diversi amici più esperti di me che lo usano – e che è realizzato da Rab. Si tratta di questa giacca modello Xenon, che non ho provato personalmente ma mi sento di consigliare ad occhi chiusi.
Ne vale la pena?
Ora spero che la mia ragazza non legga mai questo articolo (in effetti sono abbastanza sicuro che non lo farà, perché non le interessano molto le mie follie…), perché alla domanda di cui sopra devo rispondere con un no. Però con delle specifiche.
Sicuramente il Micro Puff Hoody è un bellissimo giubbotto, e appena lo si mette addosso ci si rende conto che è una giacca di qualità superiore, che ci servirà fedelmente per anni. In più personalmente mi piace molto il modo di fare di Patagonia, che credo sia un’azienda abbastanza responsabile nel suo tentativo di difendere la natura (nei suoi negozi suggerisce con tanti manifesti di riparare i prodotti piuttosto che di comprarne di nuovi, e offre un servizio di riparazione efficace ed economico) e di rispettare i diritti dei lavoratori.
Però il costo è abbastanza alto da far fare tanti pensieri prima di acquistarlo, soprattutto considerato che ci sono alternative più economiche e di livello quasi pari. Insomma, io sono innamorato di questo piumino (anche per un motivo affettivo) ma forse è meglio se voi non vi ci avvicinate!
Ovvio che non frequenti i monti, non arrampichi, non fai sci alpinismo, non fai trekking invernali. Altrimenti sapresti a cosa servono DAVVERO micro e nano puff Patagonia. Non per aperitivo a Courma
Ciao Paola, avevo la tentazione di non pubblicare il tuo commento, perchè non offre nulla alla discussione se non astio, e poi perchè qui sono il re. Ma non sono per nulla bravo, a fare il re, e quindi ti dò soddisfazione. Magari spiegaci a che servono davvero micro e nano puff, ma soprattutto spiegami cosa ci si guadagna a pubblicare commenti del genere su un piccolo blog che nulla ti ha fatto di male (almeno spero!).
Ah, a Courmayeur non ci sono proprio mai andato, non è il mio genere 😉