Il sistema RECCO è un ausilio per la ricerca di persone coinvolte in valanga, ed è un mezzo diverso dall’ARVA per molti motivi. Vediamo come funziona la piastrina RECCO, e cerchiamo di capire a chi può servire.
Sistema RECCO: in cosa consiste?
L’idea del sistema RECCO parte negli anni ’70 da un incidente mortale avvenuto in Svezia (su Wiki c’è la storia ben raccontata): precisamente nel 1973 Magnus Granhed assistette per l’appunto a una valanga, ad Åre, dove rimasero coinvolti numerosi sciatori. Purtroppo le persone rimaste sotto la neve vennero rinvenute solo molte ore dopo l’incidente, morte, e fu così che Granhed si convinse di dover fare qualcosa: insieme a tecnici dell’Istituto Reale di Tecnologia svedese mise a punto un sistema che è piuttosto semplice e ingegnoso, ma ha anche qualche pecca.
Il sistema RECCO si compone di due elementi: una piastrina da posizionare in posizione “strategica” e un apparecchio rilevatore che è il vero cuore del sistema.
La piastrina RECCO, infatti, non è altro che – usando dei termini più o meno tecnici – un riflettore: si tratta infatti di un oggettino quasi piatto, lungo 5cm, che alloggia al suo interno due antenne collegate ad un diodo. Questo sistema è in grado di funzionare per l’appunto da riflettore di onde emesse a una specifica frequenza, onde la cui frequenza è stata studiata per non dare interferenze con materiali presenti in montagna e per penetrare con maggiore facilità la neve.
Nella foto vedete una piastrina RECCO da casco (questa qui) che per l’appunto si monta su caschi da bicicletta o da sci, ma ci sono molti altri modelli pensati per esigenze diverse: le piastrine da cucire ai vestiti, quelle assicurate a delle cinture come questa, e poi ci sono produttori di attrezzatura sportiva – in genere per gli sport invernali – che posizionano le piastre RECCO direttamente sui loro vestiti. Tanto per dire, ho scoperto che ce l’ha anche questa giacca da freeride semplicissima di Decathlon.
Il concetto è sempre lo stesso, comunque: questi oggetti sono dei sistemi che permettono a chi li indossa di diventare “bersaglio” di un apparecchio rilevatore (che è un trasmettitore e ricevitore) che lancia delle onde radio e ne misura la riflessione. Sulla base delle sue misurazioni è in grado di individuare se nella zona colpita dalle onde c’è una piastrina, e sperabilmente la persona che la indossava.
Quali sono le qualità e gli svantaggi di una piastrina RECCO? Vediamoli rapidamente:
- questi oggetti sono molto piccoli, molto leggeri e quindi non danno nessun fastidio a chi li usa
- non hanno bisogno di batterie e, se ben tenuti, possono durare moltissimi anni senza alcun problema
- il costo è economico, ma ricordate che dovete sempre raddoppiarlo, perchè di piastrine è meglio averne due: una per ogni lato del corpo, oppure una in alto e una in basso
- è difficilissimo che si rompano e che li dimentichiate, specie se li avete cuciti a una giacca che usate abitualmente per l’attività sportiva a rischio del caso
Ma veniamo al vero grande svantaggio: a differenza di una coppia di ARVA, una piastrina RECCO da sola non serve praticamente a niente. Mi spiego meglio, dicendo che se a distanza ragionevole dal luogo dell’incidente o dell’ultimo avvistamento di una persona dispersa, non c’è qualcuno con un ricevitore, la piastrina da sola non fa nulla. Una piastrina RECCO non lancia un segnale, non comunica ai GPS, non può comunicare con altre piastrine dello stesso tipo, non può comunicare con un ARVA… Funziona solo da riflettore per i segnali trasmessi dall’apparecchio rilevatore specifico.
Che è, per l’appunto, l’altro lato del sistema RECCO. Non si compra in negozio, ce l’hanno le squadre di soccorritori ed è piuttosto pesante. Questo è uno dei motivi per cui nessuno se lo porta dietro se va in montagna.
Il rilevatore RECCO è quell’oggetto giallo che vedete nella foto qui sopra, con una semplice maniglia per portarlo in giro, e ad oggi pesa circa 1kg: un miglioramento evidente.
Questo qui sopra invece è un altro tipo di rilevatore che viene montato su elicottero, è in grado di funzionare molto bene su spazi ampi coprendo fino a 1km2 in 6 minuti.
A chi serve il rilevatore RECCO?
Vi dico subito che io questa cosa non la ho, non ne ho mai sentito il bisogno ma forse ragionandoci può avere un senso per alcuni utilizzi. Vi dico anche che secondo me per l’uso in ambienti innevati non c’è niente che sostituisca due ARVA (perchè ci vuole qualcuno con voi) e le altre varie precauzioni. Ho provato a cercare in giro, e di situazioni in cui un sistema RECCO è stato utile nel trovare vive le persone che lo usavano, ne ho individuate poche.
Però una piastrina RECCO potrebbe avere un senso in caso di escursioni in zone molto isolate, quando non si è ben sicuri di quel che si va a fare o, comunque, per una sicurezza in più: come detto, ci sono zaini, scarponi, pantaloni che hanno piastrine RECCO incorporate, e anche senza comprare indumenti già preparati così, questi oggetti del peso di pochi grammi li possiamo aggiungere alla nostra dotazione con facilità.
È molto utile soprattutto quando ci si trova in una zona non conosciuta segnalando la difficoltà si può essere facilmente individuati
Esatto Antonio, ovviamente con la discriminante che per prima cosa bisogna evitare di mettersi nei guai senza motivo. Ovvero: non vorrei che avere il RECCo diventa un salvacondotto per pensare che vabbè, sono un po’ più imprudente perchè tanto mi vengono a prendere… Prima di tutto perchè non è cosa così automatica e non sai mai che può capitare se non valuti bene le condizioni in cui vai a infilarti e la tua preparazione, e poi perchè mettere in difficoltà i soccorritori non è una buona idea.
Ovviamente non è un discorso rivolto a te, ma in generale mi fa piacere puntualizzare 🙂